Con queste parole, l’8 aprile 1536 durante la seconda apparizione al Confratello Antonio Botta nella valle del Letimbro, la Vergine spronava i fedeli savonesi ad impegnarsi in digiuni, preghiere e svolgere la disciplina del Venerdì Santo, rito penitenziale che a Savona prende inizio alla fine del Duecento. Essa trae infatti origine dalla tradizione medievale delle pubbliche flagellazioni di penitenza (la disciplina); accompagnate da processioni e canti (le laudi), esse rappresentano le prime manifestazioni di gruppi di disciplinanti, la prima forma di aggregazione laicale organizzata nella storia della Chiesa.
In segno di umiltà e di anonimato essi indossavano una sorta di saio in tela bianca con il cappuccio calato in testa.
Le processioni si arricchirono di significati che coincidevano con i momenti forti della liturgia: la settimana santa, le feste dedicate ai Santi protettori delle singole corporazioni, l’Assunta (festa patronale della città), il Venerdì Santo che ben presto si evidenziò su tutte le altre.
Completamente organizzate dalla Confraternite, le Processioni, a seconda delle alleanze tra esse, potevano svolgersi separatamente in giorni o in ore diverse; di solito si portava il Crocifisso e la Reliquia della S. Croce, si praticava la flagellazione e si rappresentava scenicamente la Passione del Redentore.
Intorno al ‘400 vi fu una ripresa grazie anche alle spinte riformatrici di alcuni grandi predicatori che suscitarono nuovi intensi moti penitenziali.
La vittoria di Genova su Savona e la conseguente distruzione della cittadella del Priamar con tutti gli Oratori ivi posti, portò un impoverimento delle tradizioni religiose e processionali. Le Confraternite, dapprima in numero di dieci, si ridussero, in questo periodo, alle attuali sei.
E’ in virtù dell’intervento della Madonna di Misericordia che è stato dato un grande impulso alla manifestazione, tanto che le cronache cittadine citavano “ne mai a mei jorni abio visto tanta gente a la processione” e “tante discipline come mai a nostri iorni se sia veduto”.
Il Seicento fu un secolo di svolta Infatti per la mancanza di autonomia politica di Savona e a seguito dell Concilio di Trento, le Confraternite furono sottoposte alla giurisdizione dei Vescovi Diocesani, che non tardarono a prendere provvedimenti in merito alle rappresentazioni sacre definite “non decorose”.
L’editto di Mons. Centurioni del 1585 condannò le rappresentazioni sacre, norma che non fu seguita, infatti anche Mons. Costa rinnovò la proibizione nel 1603.
Tutti questi decreti ed i successivi di Mons. Spinola (1631) e Mons. Durazzo (1699), insieme al gusto artistico spagnoleggiante dell’epoca, portarono all’adozione di gruppi lignei che rappresentavano i misteri della Passione.
Primi fra tutti furono quelli dell’Oratorio di S. Caterina, “la Flagellazione” e “Gesù cade sotto la Croce”, giunti a Savona nel 1623 grazie al savonese di nobili origini Francesco Rocca. Per Savona si trattò di un grandioso avvenimento storico, per la Processione fu il passaggio più importante che portò ad un deciso cambiamento.
Nonostante queste innovazioni non si raggiunse un accordo comune, la Processione della Settimana Santa era ancora vista come una manifestazione propria di ogni Confraternita. Una cronaca del 1751 annotava la realizzazione di tre distinte processioni: una il giovedì Santo dei ‘rossi’ della Ss. Trinità e due il Venerdì Santo, di queste una dei ‘turchini’ di N.S. di Castello e una dell’alleanza delle Confraternite in cappa bianca.
Il processo di integrazione sta prendendo corpo, sta faticosamente formandosi la nostra processione ….
I Confratelli portavano a spalla, per gli angusti vicoli cittadini, i pesanti gruppi raffiguranti la Passione (le ‘casse’), cantavano litanie e salmi. Si aggiungeranno poi tamburi dal cupo rullare e violini di accompagnamento ai canti.
L’arrivo delle due casse napoletane provocò una gara tra le diverse Confraternite, ognuna di esse infatti commissionò a valenti scultori gruppi lignei sullo stile di quelli recentemente introdotti. Furono ingaggiati i genovesi Torre e Maragliano, ad essi, più tardi, si ispireranno i savonesi Martinengo, Murialdo e Brilla.
Agli inizi dell’Ottocento l’instabile situazione politica della Repubblica Ligure e la complessità dei riti della Passione resero necessarie precise regole sia per quanto riguarda l’ordine pubblico sia per l’aspetto religioso.
Le Autorità municipali, per ragioni di sicurezza, non autorizzarono più processioni nella stessa sera e stabilirono una scorta di “cento uomini di truppa”.
Il Vescovo Mons. Maggioli, nel richiedere “divozione, compostezza e raccoglimento d’animo”, fissò il 14 aprile 1810 l’ordine delle Casse: “secondo la storia evangelica senza distinzione di Confraternite”. In esso venne stabilito l’orario di raggruppamento presso la Cattedrale (ore 22), l’avvio della Processione (ore 23), il percorso, le soste, l’accompagnamento musicale (banda all’inizio con la Croce di Passione e musica davanti alla Reliquia della s. Croce) e la responsabilità al Priore della Confraternita cui spettava il turno di “Oratorio Superiore Generale”. Nasce pertanto il “Priorato Generale delle Confraternite”.
La responsabilità (e le spese a carico) di organizzare la Processione cambiò di anno in anno, da una Confraternita all’altra, secondo una turnazione stabilita che prevedeva inoltre l’onore di far aprile la sfilata religiosa con la propria Croce di Passione (una croce come quella del Golgota sulla quale sono rappresentati i simboli della Passione) e chiudere con la propria Reliquia della Santa Croce “sotto Baldacchino preceduta da sacerdoti e chierici”. Tradizione mantenuta ancora oggi.
Il Decreto Vescovile del 13 maggio 1813, che diventò Regolamento dal 26 marzo 1814, precisava l’elenco delle ‘casse’ allora portate: “Adamo ed Eva, Orazione nell’orto, Gesù alla colonna, Flagellazione, Incoronazione di spine, Ecce Homo, Cristo cade sotto la Croce, Cristo spirante, Cristo morto, Deposizione dalla Croce, Deposizione nel sepolcro, Madonna Addolorata, Santa Croce”.
Successivamente, nel 1819, l’orario di uscita fu fissato “alle ore 5 pomeridiane”.
Nel 1823 il Vescovo Mons. Airenti, al fine di ottenere un accordo tra le Confraternite, richiese a Papa Pio VII una particolare indulgenza “per i Confratelli che faranno insieme la Processione nel Venerdì Santo”.
Nel 1830 gravi episodi di contestazione agli occupanti piemontesi e al Re Carlo Felice imposero da parte del Comandante della Provincia “… che nelle Processioni … nessun Confratello debba coprirsi il volto col cappuccio…”. Da allora i Confratelli lo indossano ancora, ma legato all’indietro, in ricordo dell’antico significato di totale anonimato.
L’armonia tra i Confratelli non fu mai facile tanto che il savonese Mons. De Mari, Vescovo dal 1833 al 1840, si impegnò a fondo per ottenere l’adesione al Priorato Generale anche dei Confratelli della SS. Trinità, fino allora fuori dall’ alleanza.
Il 28 febbraio 1856 il Vescovo Mons. Riccardi emanò l’ennesimo Regolamento che riprese e rafforzò quanto stabilito dai predecessori. I Confratelli seguirono con zelo le raccomandazioni e da questo momento la Processione rimase così come oggi la vediamo con immutato stupore.
Nel corso del Novecento si susseguirono alcuni cambiamenti.
Dai primi anni non si fece più la particolare Processione della sera del Giovedì Santo, composta dai bambini che portavano, quasi a preannunciare quella grande del Venerdì, i bozzetti delle vere casse.
Nell’edizione del 1926 entrarono a far parte della sfilata religiosa due casse: l’Annunciazione del Maragliano, fino ad allora portata in Processione soltanto la ricorrenza propria (25 marzo) e il Bacio di Giuda, eseguito in quel periodo dal valtellinese Rungaldier.
È però del 1978 la più recente cassa della Processione, l’Ecce Homo eseguita dalla savonese Renata Cuneo. Essa sostituisce l’analoga opera settecentesca del Torre, andata distrutta nella seconda guerra mondiale.
Anche l’accompagnamento musicale seguì i cambiamenti della liturgia, mentre restarono immutati i suggestivi mottetti “Iesu”, “Saevo dolorum turbine”, “Crucem Tuam”, composti e musicati rispettivamente dai savonesi Forzano, De Oberti e Mariani, ed eseguibili soltanto nella Processione del Venerdì santo da un gruppo corale-orchestrale di circa 200 elementi.
Dopo il secondo evento bellico scomparirono definitivamente dalla Processione i gruppi di bambini che, vestiti da piccoli Gesù, santi apostoli e suorine, mimavano alcuni momenti della Passione.
L’illuminazione dei gruppi, dalle candele e ceri, passò a impianti elettrici costituiti da batterie e faretti, che anche se da un lato meno suggestivi, dall’altro contribuiscono a rafforzare, con giochi di luci e ombre, il drammatico messaggio.
Con il passare degli anni, grazie ai più comodi mezzi di trasporto e all’informazione capillare dei mass media, la Processione ha visto aumentare il numero dei fedeli che, con serietà e devozione, ne prendono parte all’interno di essa e altri che assistono ai lati delle strade al passaggio dalle casse sorrette ancora a spalla da centinaia di portatori. Nonostante la grandiosità della manifestazione il comportamento di chi è in Processione è perfettamente in sintonia con l’importanza del momento.
Gli sforzi organizzativi del Priorato Generale delle Confraternite di Savona centro continuano nel mantenere attuale una tradizione secolare radicata nel cuore dei savonesi e che, nonostante le vicissitudini storiche, non è mai venuta meno.
Anche nel terzo millenio la Processione si propone ancora con immutato senso religioso, a testimonianza della pietà popolare.
Attualmente la Processione si svolge a cadenza biennale negli anni pari con partenza dalla Cattedrale alle ore 20,30.
Priorato Generale delle Confraternite di Savona Centro
(1) tratto dal testo ufficiale della deposizione di Antonio Botta, incisa nella lapide marmorea prima cappella a sinistra del santuario N. S. di Misericordia
Bibliografia:
AA.VV., La Madonna di Savona, Cassa di Risparmio di Savona, 1986, ed Priamar
AA.VV., Arte, storia e vita delle confraternite savonesi, Regione Liguria, Comune di Savona, aprile-maggio 1984, ed. Priamar
AA.VV., Savona e la Processione del Venerdì Santo, 1974, ed. F.lli Spirito
Don G. Farris, La Processione del Venerdì Santo, 1980, ed. Priamar