CRISTO SPIRANTE IN CROCE
di Anton Maria Maragliano – (Genova, 1664 – 1739)
dimensioni: m. 3,40 x 2,60 x 2,50
numero portatori: 18
Confraternita dei SS. Giovanni B., Ev. e Petronilla
Quest’opera ci riporta l periodo più maturo del Maragliano ed in essa si può notare un preciso riferimento alla lezione dei ‘Bissoni’, soprattutto per il colorito verdastro delle carni. L’artista in quest’opera dimostra la sua abilità nel rappresentare drammaticamente la scena e nel comunicare allo spazio circostante la vibrazione dolorosa del corpo morente tramite l’agitazione del panneggio e dei putti reggi-candelabro. Essa segna senz’altro uno dei momenti artistici più alti del Maragliano che qui supera i limiti della leziosità barocca. Per la Colmuto l’opera va datata tra il 1727 e il 1738.
Approfondimento di Don Giovanni Margara
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Gesù è inchiodato alla croce; issato sul patibolo, esposto chiaramente alla vista di tutti.
L’evangelista Luca sottolinea lo scherno da parte dei capi del popolo e la derisione da parte dei soldati: uno stillicidio di oltraggi che appesantiscono ulteriormente la situazione del condannato.
Non c’è rispetto per il morente e neppure per i famigliari che assistono all’esecuzione.
Eppure il Signore, col poco fiato che gli resta, ha parole di perdono. Nessuna invettiva, nessuna rabbia, ma solo un’invocazione di perdono per i suoi carnefici.
“Perdonali, perché non sanno quello che fanno”: sembra l’estrema tesi difensiva di un avvocato che vuole vedere scagionato il proprio assistito da un crimine evidente. Il crimine non può essere negato: gli resta solo da invocare l’incapacità di intendere e di volere.
Non c’è limite alla misericordia di Dio.